Accanto ai potenti borghi fortificati, che si sono dotati di Statuti Comunali, simbolo di autonomia e di vivacità socio-economica, accanto alle abbazie e ai conventi, sorsero nel territorio una serie di piccoli insediamenti, quasi sempre edificati intorno ad una pieve, luogo di riferimento per gli abitanti delle campagne. Oggi alcuni di loro conservano ancora parte degli edifici antichi, a testimonianza di quella ricchezza storico-culturale che anche i piccoli insediamenti custodiscono.
Bastardo
L’antico toponimo di “Osteria del Bastardo” si riferiva al luogo di incontro di due importanti arterie: la Via Flaminia e la Via Tuderte. Oggi è un centro moderno, divenuto importante nei primi del ‘900 per la presenza di miniere di lignite. Un luogo di sosta, proprio in questo punto, potrebbe far supporre l’esistenza di un ufficio dell’amministrazione imperiale e di una stazione simile a molte altre che dovevano trovarsi lungo la via Flaminia (come quella di “ad Martis” e quella di “Mevania”). Il nome così particolare non è un’invenzione moderna, ma si trova citato in diversi documenti: la più antica testimonianza pervenutaci “Cappanna del Bastardo”, è contenuta in un atto del 1492, stipulato dagli Agostiniani dell’abbazia di S. Felice. Anche nello statuto di Giano del 1536 è documentato (nell’elenco delle elemosine, il versamento annuale di “sei libbre” di cera bianca da parte dell’Oste del Bastardo in favore dei Minori Conventuali di Giano nel giorno della festa di S. Francesco). Nei secoli successivi, oltre al più comune “Osteria del Bastardo”, figurano sporadicamente altri nomi (“Coupona” o “Bettola del Bastardo”), a conferma del fatto che l’origine del nome stesso derivasse, cosa peraltro usuale in quei tempi, dalla natura illegittima di uno dei primi gestori. Il toponimo “Osteria del Bastardo” si è mantenuto fino al 1933, quando è stato sostituito con il più breve “Bastardo”. Da allora non sono mancate proposte per cambiare questo nome “scomodo”, ma le numerose vertenze che si sono verificate nel corso degli anni, non hanno mai sortito cambiamenti definitivi.
APPROFONDIMENTI E CURIOSITA’ SU BASTARDO
Moriano
Legato alla storia della già citata Morcicchia, il castello di Moriano trae il proprio nome probabilmente dal toponimo Morice o Murice, cioè “scoglio”, castello costruito sopra uno scoglio. Citato nei documenti come castrum Muricis, appartenne al feudo dei signori Arcuri e fu tra i primi castelli che si sottomisero al dominio di Spoleto; fu lo stesso Federico II a confermare la giurisdizione spoletina sul castello nel 1241. Prima di unirsi a Morcicchia e dotarsi di un proprio statuto comunale entrò anch’esso nell’orbita della Normandia. Pochissimo è rimasto dell’antico castello, furono rimaneggiate e integrate sia le mura sia gli edifici all’interno; unica superstite è la chiesa di San Martino, appena fuori le mura, costruita in pietra locale, con un piccolo campanile a vela.
Fabbri
Scendendo a valle, dal borgo di Giano, si incontra l’abitato di Fabbri; in questo luogo fu probabilmente edificata la chiesa chiamata S. Maria di Lucciano, della chiesa resta solo un cumulo di macerie in un terreno denominato secondo il catasto gregoriano: “Pia Fondacci”. Nella zona sono riemersi, durante scavi agricoli, resti umani, testimonianza delle numerose sepolture riferite all’edificio sacro. Lungo la strada principale si affaccia la chiesa di San Filippo Neri, edificata nel XVII sec.
San Sabino
Il piccolo centro, anticamente chiamato San Savino, è degno di nota per la chiesa parrocchiale oggi intitolata a San Lorenzo. Il nome venne cambiato probabilmente in riferimento alla vicina chiesa di San Lorenzo di Macciano, i cui resti sono visibili appena fuori dall’abitato, inglobati in edifici privati. Edificata in pietra calcarea locale, alla fine del XII sec., conserva primitivo edificio una graziosa abside semicircolare e un cippo romano probabilmente utilizzato come base dell’altare. L’interno, rimaneggiato nel XVIII sec. presenta ancora frammenti di affreschi.
Macciano
Centro fortificato già nel XII sec., era anticamente chiamato Mazzocco, come ci riferiscono alcuni documenti. Prese poi il nome di Mazzano e con questo appellativo lo troviamo tra i borghi che fecero parte della Normandia. Le vicende di Macciano quindi furono legate alla storia di Giano e quindi a quella del Comune di Spoleto. Sappiamo dalle fonti che esisteva una chiesa dedicata a San Clemente, soggetta al plebanato della più importante Santa Maria di Lucciano e poi del Capitolo di Spoleto; oggi non rimane nulla dell’antica costruzione e al suo posto sorge la moderna chiesa della SS Trinità, risalente a 1947.
Santo Stefano
Santo Stefano sorse accanto alla chiesa della Visitazione, oggi isolata rispetto all’agglomerato di case e affiancata da una quercia secolare. Costruita nel XVII sec. per volere di Carlo Marcucci di Giano presenta una facciata a spioventi ce reca incisa la data di costruzione, 1612 e le iniziali del committente. L’edificio, purtroppo fu abbandonato ed adibito a magazzino e risulta oggi inagibile.
Seggiano
Il centro ha origini, probabilmente, romane: fu un predio, cioè un fondo di campagna della famiglia romana Secia, documentata tra il I e il II sec. d.C nelle zone di Montefalco e Bevagna. Nel Medioevo è documentato come un piccolo centro con la presenza della chiesa di San Martino, del XIV sec. oggi completamente distrutta.
Rustichino
L’insediamento si sviluppò intorno alla chiesa di San Michele Arcangelo, oggi non più esistente: al suo posto venne edificata, già nella seconda metà del XIII sec. la chiesa del Carmine, con una semplice struttura a capanna; venne ricostruita nel 1680, come testimonia la data incisa sull’architrave della porta di ingresso e le decorazioni barocche all’interno
Palombaro
Case Basse