EDM_8866In posizione dominante lungo la via Flaminia Vetus, che da Massa Martana raggiungeva Foligno, divenne un importante castrum, inglobato nella cosidetta Normandia. Fu fortificato nel X secolo e nel XII secolo fu sottoposto ai signori di Giano, diventò poi comune rurale con gli altri due insediamenti di Castagnola e Morcicchia. Subì varie dominazioni, proprio per la sua posizione strategica: la città di Spoleto, la Signoria degli Atti di Todi e quella dei Trinci di Foligno; nel 1479 passò sotto la giurisdizione di Bartolomeo della Rovere che lo aveva ricevuto da suo zio, il famoso Papa Sisto IV. Essendo uno dei centri lungo la Via Flaminia, nel 1530 le sue mura ospitarono per qualche giorno Papa Clemente VII,  diretto a Roma, mentre nel 1553 fu purtroppo assalito da truppe francesi dirette a Napoli,  e gli abitanti furono costretti a rifugiarsi sulle montagne circostanti.

Il castello conserva ancora oggi, quasi immutata, parte della cinta muraria, innalzata nel XII secolo e riedificata nel XIV; la porta di accesso che ancora oggi si utilizza, è munita di stemmi, tra questi spicca lo stemma di Spoleto. Entrando nel castello, sulla piccola e graziosa piazza che ci accoglie si affacciano il palazzo del Comune, del  XVI secolo, con lo stemma del castello, raffigurante tre monticelli, e la chiesa di San Bartolomeo che conserva ancora la struttura medioevale, in conci di pietra bianca e rosa. L’interno, ad un’unica navata e con il tetto a capriate, mostra numerosi frammenti di affreschi di vario periodo che testimoniano l’importanza che la chiesa dovette mantenere nel corso dei secoli; di particolare pregio il paliotto lapideo del 1430, posizionato a decorare l’altare maggiore; rappresenta l’Arcangelo Gabriele che uccide il drago, San Pietro e San Paolo, e proviene da una chiesa dedicata alla Vergine, un tempo situata lungo la Via Flaminia. Sempre lungo la via consolare, sorgeva un altro edificio religioso: la chiesa di San Rocco, con annesso ospedale per accogliere pellegrini e ammalati; la struttura è ancora visibile in pianura dalla strada principale.  Il castello, un tempo diviso in 4 contrade: San Bartolomeo, Flaminia, dell’Arco, Tuderte,  mostra ancora oggi, intorno alla piazza, centro della vita religiosa e sociale, un reticolo di vicoli ed edifici medioevali, dalla struttura caratteristica in pietra. Testimonianza della propria autonomia, nel 1500 Montecchio si dotò di un proprio statuto; un documento importante, scritto in latino medioevale, che racchiude i principi organizzativi ed istituzionali che regolavano la vita nel castello. Trascritto nel 1838 è conservato presso l’Archivio di Stato di Spoleto.

 

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Simboli Imperiali

In occasione della rassegna dei monumenti presenti sul territorio, è stata presa in esame l’iconografia della lunetta posta sul portale della chiesa di S. Bartolomeo, che era stata connotata in diverse guide locali come consunta dalle intemperie e con la superstite presenza di un pavone datata 1227.

Da un più accurato esame, ho consolidato la convinzione che trattasi di  una rarissima testimonianza del dominio di Federico II di Svevia ereditato dalla madre Costanza d’Altavilla , le figure omaggianti rappresentano Adelaide e Rainaldo di Urlsingen, Duca di Spoleto. L’architrave è datato  1223 al tempo di Onorio III Papa; trattasi quindi di una rarissima testimonianza del dominio normanno sul territorio di Giano e i danni subiti cui sopravvivono uno splendido scettro / giglio ed un rapace falco / aquila, sono opera di una  “damnatio memoriae” sofferta con la scomunica dello Stupor Mundi  al tempo della contro crociata indetta dal Papa Gregorio IX. E’ inoltre presente l’inconsueta firma del lapicida autore del manufatto tale “Magister Augustinus” . (C. Bizzarri)

Foto del castello di Montecchio