Lungo l’antica via Flaminia Vetus, tra la frazione di Montecchio e quella di Bastardo in Loc. Toccioli si trova lo scavo archeologico di una grande una grande villa rustica romana risalente nell’impianto originario ad una fase tardo repubblicana, il cui momento di massimo splendore è datato nella prima età imperiale con continuità d’uso fino al IV secolo d.C.
La vicinanza alla Flaminia e il materiale finora restituito dalle indagini archeologiche suggeriscono una grande struttura costituita da più padiglioni, dei quali il principale e più importante potrebbe avere il suo ingresso proprio nei pressi della via consolare. La struttura venne realizzata in un luogo panoramico e strategico, a metà strada tra l’antico centro di Vicus ad Martis (Massa Martana) e Mevania (Bevagna). La villa è stata attribuita, grazie al rinvenimento di un’iscrizione conservata nell’antiquarium di Montecchio, a Gaio Iulio Rufione, figlio di un liberto di Cesare.
Il sito era già noto a partire dal 1925 grazie al casuale ritrovamento di un dolio in terracotta e di un cippo in travertino, mentre i lavori di scavo sono stati eseguiti a partire dal 2003 dalla Cooperativa Kronos di Spoleto per iniziativa del Comune di Giano dell’Umbria sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria e con l’importante collaborazione estera con le Università di Alicante e di Almeria.
Si tratta di una grande struttura la cui estensione si calcola per intero su un’area di circa 7000 metri quadrati, costituita da più padiglioni, dei quali il principale potrebbe avere il suo ingresso proprio nei pressi della via consolare.
L’indagine archeologica condotta fino ad oggi ha messo in luce 18 ambienti, due dei quali sono stati identificati come ambienti termali (calidarium e tepidarium), con il rinvenimento di tubuli per il passaggio di aria calda ed una porzione di mosaico a tessere bianche e nere di raffinata fattura.
I muri sono realizzati, con estrema maestria, in calcare rosa locale e la villa possedeva un ricco apparato decorativo parietale con rivestimenti in marmo importato da tutto il bacino del mediterraneo e affreschi di fattura estremamente raffinata con cornici in stucco decorato a stampo e dipinto. Lo scavo ha restituito anche lastre fittili di rivestimento con motivi decorativi che ne rimandano la produzione alla capitale o all’area campana.
L’estrema raffinatezza degli affreschi e dei rivestimenti danno l’idea di una ricca committenza.
Il materiale archeologico che è stato rinvenuto (anfore, ceramica, ecc.) appartiene per lo più al I secolo d.C. mentre gli intonaci possono essere assimilati al III e IV e allo stile pompeiano.
I pregevoli reperti provenienti dalla villa romana di Rufione sono raccolti nel Museo Archeologico Antiquarium presso Montecchio e sono stati di fondamentale importanza per studiare la vita quotidiana all’interno della villa: frammenti di affreschi policromi e stucchi, balsamari in vetro, chiodi e reperti in ferro, monete, ma anche suppellettili in terracotta e anfore.